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Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica

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Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica

Area volontariato | Francesco Bellia in Sud Africa

Marzo 12, 2014 by adminspml

bellia-sud-africaA Cape Town sono le 7.00 del mattino del 14 febbraio 2014, oggi pomeriggio un volo della Turkish Airline mi riporterà a casa, la missione in Sud Africa è ormai finita; il sole è già alto, attraverso i grandi vetri della finestra della mia stanza d’albergo, vedo entrare i raggi del caldo sole africano, in lontananza sgorgo la “table mountain” il massiccio roccioso che sovrasta la città, la sommità è coperta da un sottile strato di nubi di colore bianco latte che sembrano scivolarle addosso.
La temperatura è ancora mite nonostante siamo in piena estate e l’aria fresca odora di mare, l’albergo, infatti, è poco distante dal “water front”, bellissimo agglomerato di negozi e ristoranti sul porto.
La mia valigia è a terra, ancora aperta con il suo contenuto, distribuito lungo tutta la stanza, come a sottolineare la mio desiderio di non voler lasciare questa splendida terra. Intravedo il mio fonendoscopio di colore blu che esce da sotto una maglietta poggiata sul divano, e improvvisamente la mia mente corre alla missione che ho appena concluso, che catalogherei come una delle più belle alle quali ho partecipato con Operation Smile. Rivedo il volto dei tanti bambini sud africani che abbiamo visitato, bimbi meravigliosi, affetti da malformazioni facciali, palatoschisi e labbro leporino.
Nella mia mente è ancora vivido lo sguardo sereno ed indagatore del mio piccolo paziente, mentre lo sto visitando, è attento a tutti i miei movimenti, e cerca riscontro e conforto nel volto della madre che gli sta accanto, quasi a porre l’accento sull’importanza del momento.
La voce di Giulio, il mio compagno di stanza, improvvisamente interrompe i ricordi, la sua valigia è già preparata, mi viene incontro per salutarmi, lui è pronto a rientrare in Italia, il suo volo per l’Italia, infatti. parte in anticipo. Giulio, bravissimo chirurgo plastico italiano, mi sorride con sincera amicizia, stringendomi la mano, – è stata una bella missione ripetiamo insieme -, facendoci le congratulazioni a vicenda.
Appena chiusa la porta della mia stanza d’albergo, mi ritrovo di nuovo solo, circondato dai ricordi: ripenso ai primi giorni dedicati allo screening e poi quelli riservati alla sedute operatorie, durante la quali, 25 bambini hanno riacquistato il sorriso ed il biglietto per un viaggio di speranza ed opportunità per il loro nuovo futuro.
Questa missione Sud Africana è stata diversa dalle altre alle quali ho partecipato, è avvenuta, infatti, all’interno della nostra portaerei Cavour, ammiraglia della Marina Militare Italiana, che è stata messa a disposizione dal nostro governo per una missione di pace. Il team di medici ed infermieri volontari, provenienti da varie parti del mondo, erano coadiuvati dagli ufficiali e dai nostri marinai italiani.
Il nuovissimo ed attrezzato ospedale, presente all’interno della nave Cavour, composto di due sale operatorie, una stanza di terapia intensiva, numerosi posti di degenza, da servizi per Radiografie, TAC, esami di laboratorio, invece di essere adoperato per curare i feriti in battaglia, stavolta è stato impiegato per fini umanitari.
Assieme ai volontari di oltre oceano, rimaniamo favorevolmente impressionati dalla dedizione al dovere, dall’ordine al servizio, dall’amore, che ogni ufficiale e marinaio della nave ha dedicato alla nostra causa. Uomini educati alla guerra, hanno dato il meglio di loro stessi alle famiglie ed ai bambini che hanno trascorso i giorni di degenza all’interno della nostra nave ammiraglia. Un frammento della nostra migliore tradizione italiana è stato dedicato all’accoglienza, la nostra professionalità, messa a disposizione di quelle famiglie meno fortunate.
I primi interventi chirurgici sono vissuti dai genitori e dai marinai con compatibile ansia, tutto però ha funzionato in modo impeccabile.
La seduta chirurgica è cominciata in perfetto orario e dopo 45 minuti, il primo bambino esce dalla sala operatoria, le sue condizioni sono buone, è portato alla mia attenzione nella sala di risveglio; lo porta in braccio direttamente Conrad il chirurgo plastico sud africano, il bimbo sta bene, è bellissimo, le sue labbra combaciano perfettamente, i suoi parametri vitali sono perfetti, non accusa alcun dolore. Le mie due infermiere sud africane lo tengono sotto monitorizzazione per sicurezza per alcuni minuti ancora, nell’attesa che si svegli completamente e smaltisca i farmaci anestetici. Tra poco saremo pronti a ridarlo alle cure della sua mamma, che nella stanza di degenza, non lontana dalla recovery, lo aspetta con ansia e gli starà accanto assieme alla pediatra Zainab, proveniente dagli Emirati Arabi ed alle infermiere del post operatorio.
La fase dell’incontro con la mamma, è un momento indescrivibile, vissuto a volte dal genitore come un alone di magia, rappresenta una circostanza che strappa le lacrime anche ai nostri militari.
I giorni passano, già siamo al quarto giorno di seduta operatoria, tutto è andato come previsto, i tempi sono stati rispettati, 25 bambini hanno riacquistato il sorriso e la possibilità di parlare e mangiare correttamente dopo la correzione della palatoschisi.
Ieri sera, le famiglie sono state sbarcate, potranno tornare alla loro vita di tutti i giorni ed i bambini guardare con speranza ad un futuro migliore. Gli ufficiali ed i marinai erano lì, a stringere la mano ai genitori ad abbracciare i bambini, ad aiutare a scendere i pochi effetti personali che le mamme si erano portate dietro, per due settimane sono stati i loro angeli custodi. Domani mattina la nave Cavour salperà dal porto sud africano, l’aspetta una nuova missione umanitaria in Congo.
Anche noi volontari abbiamo abbandonato la nave, dovremo trascorrere un giorno ancora a Cape Town prima di ritornare a casa ed alla routine d’ogni giorno.
I genitori ormai conoscono i nostri volti, qualcuno ci chiama addirittura per nome, quasi certamente non rivedremo mai più quei bambini meravigliosi, però quanta gioia nel vederli sorridere.

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