27 Maggio 2021
Elezioni del Presidente SIP 2021
La professoressa Annamaria Staiano
dopo 123 anni una donna Presidente della SIP
“Un approccio olistico alla Pediatria”
Annamaria Staiano è la nuova presidentessa della Società Italiana di Pediatria. Per la prima volta in 123 anni una donna guiderà la storica e autorevole società scientifica che associa 11mila pediatri italiani del mondo ospedaliero, universitario e del territorio.
Docente della Federico II di Napoli e direttrice della Uoc di Pediatria generale dell’Azienda ospedaliera universitaria, Staiano (classe 1955) è stata eletta dall’Assemblea dei soci in occasione del 76esimo Congresso Italiano di Pediatria in programma sino al 28 maggio. Guiderà i pediatri fino al 2024, succedendo al presidente uscente Alberto Villani che ha affiancato in questi anni come vicepresidente.
Direttore del Dipartimento di Scienze mediche traslazionali dell’Ateneo federiciano, Staiano è tra i soci fondatori della Società italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica (SIGENP), ed è stata presidentessa della stessa società dal 2010 al 2013. La sua ricerca si è concentrata su nutrizione e intolleranze alimentari, neurogastroenterologia ed endoscopia pediatrica. I suoi studi hanno portato alla pubblicazione di circa 300 testi. La docente ha contribuito alla definizione di linee guida internazionali sulla gestione del reflusso gastroesofageo, dell’allergia alle proteine del latte vaccino e della nutrizione nelle malattie infiammatorie croniche intestinali.
“Dedico la mia presidenza a tutte le donne della Società italiana di pediatria, che sono più dell’80%. La medicina è donna, il 75 % delle studentesse è donna. E la pediatria ancora di più”. E’ la prima dichiarazione di Anna Maria Staiano, madre di due figlie entrambe medici e nonna di tre nipoti
Ecco le sue risposte alle domande che le sono state poste da Tina Simoniello di Repubblica Salute “Il mio interesse per la gastroenterologia pediatrica è nato quando ancora a occuparsi di bambini con disturbi gastrointestinali erano i gastroenterologi degli adulti. Sono stata negli USA tante volte, ho lavorato alla Washington University di St Louis per la prima volta nell’80 per un anno. E poi nel ’90 per un altro anno. Nel ’90 – racconta Staiano – partii con due figlie piccole e una baby sitter, facevo ricerca sulla motilità digestiva apprendendo metodiche che in Italia non c’erano ancora, quell’anno lì pubblicai tantissimo. Rientrata a Napoli, allora ero ancora precaria, iniziai la mia carriera universitaria: non è stata un’impresa semplice affermarmi, io non ero figlia di accademici, ero donna e lavoravo nel Sud Italia. Ciononostante rifarei tutto, perché sono contenta e orgogliosa delle posizioni che ho raggiunto. E lo sono dei miei rapporti con l’estero, che ho sempre mantenuto e che mi hanno portato ad essere punto di riferimento per molte linee guida internazionali che ho contribuito a redigere. Io sono nata a Capri, un’isola con una forte vocazione internazionale, che mi ha dato una visione senza confini della medicina”.
A proposito di obesità e alimentazione, studi israeliani hanno dimostrato come obesità e diabete possano essere prevenute con diete personalizzate. Insomma non c’è una dieta per tutti. “Esatto: il concetto – spiega la presidente Sip – è che lo stesso alimento ha effetti differenti in soggetti differenti. Il metabolismo si basa su una impronta genetica, un contributo lo dà il microbiota intestinale, e poi c’è lo stile di vita: attività fisica, ore di sonno eccetera. All’Istituto Weizmann israeliano hanno elaborato algoritmi dietetici a partire da informazioni minime: alimentazione, ore di attività, composizione del microbiota, durata del sonno del bambino, per ottenere diete su misura grazie a una app. Sto collaborando con il Weizmann a due studi, uno proprio sulla nutrizione personalizzata del bambino e un altro sulla nutrizione personalizzata come terapia preventiva dell’insorgenza del Crohn”.
Ma il Covid non ha lasciato solo una eredità fisica: l’isolamento ha peggiorato lo stato psichico dei bambini e degli adolescenti. I centri di neuropsichiatria infantile sono stati invasi da problematiche comportamentali e alti livelli di severità. “E’ così, questo anno di pandemia ci ha indicato ancora meglio che è necessaria una visione olistica nella considerazione del bambino. Quando prendiamo in carico un piccolo paziente vanno considerati non solo gli aspetti sanitari, ma gli aspetti sociali ed educativi. Tutto il suo contesto. Ecco, in sintonia e continuità con la passata presidenza, io credo nell’approccio olistico in pediatria. La Sip si occupa e continuerà a occuparsi oltre che di salute e malattia in senso stretto, di tutto lo sviluppo psicofisico del bambino: di questioni demografiche, socioeconomiche, di diseguaglianze territoriali. Al tema delle disuguaglianze sono molto sensibile: che un bambino che nasce a Napoli possa avere opportunità differenti da un suo coetaneo che nasce in una città del Nord, non è facile accettarlo”.
“E poi – riprende – vorrei contribuire a migliorare l’assistenza pediatrica territoriale, ospedaliera e accademica, perché ce n’è bisogno. Ance il questo caso il Covid ci ha mostrato bene quanto è fondamentale pensare ad una riorganizzazione dell’assistenza pediatrica, anche a partire dalla formazione di tutte le figure professionali, mediche e non mediche, coinvolte nello sviluppo psico-fisico del bambino. Credo anche nell’utilizzo sempre più ampio della tecnologia, nell’implementazione dei supporti telematici che garantiscano una presa in carico globale dei nostri giovani pazienti, attraverso la condivisione di informazioni tra i diversi ambiti responsabili del suo benessere: famiglia, scuola, sanità. Mettendo al centro il bambino, ogni singolo bambino”.
Ci sono voluti 123 anni di storia e l’80% di presenza femminile per avere la prima presidente Sip donna. Tanto, no? “Il fatto che le donne più si sale di livello più siano sottorappresentate è un problema generale che non riguarda solo la pediatria o la medicina, dove in ogni caso va detto che solo una donna su 50 diventa direttore di struttura complessa e solo una su 13 responsabile di strutture semplici. Il fatto è che le donne devono fare tante cose, troppe cose, che il compito di madre è poco supportato e ancora oggi il peso della famiglia grava su di loro di gran lunga di più che sugli uomini. C’è ancora tanto da fare, in ogni contesto. Io penso – conclude la presidente Sip – che le donne siano molto più riflessive, abbiano una maggiore tendenza alla condivisione di progettualità, in tutti gli ambiti, non solo nel mio”.
Tratto da Repubblica
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