La testimonianza da Rende (CS), Centro commerciale Metropolis
“Alcuni ragazzi di 10 anni
hanno provato le manovre con un’enfasi
che ci ha commosso”
SQUADRA SIMEUP DI CETRARO
Rosaria Nigro – Responsabile del Centro, medico pediatra
Sara Nigro – Medico
Giovanna Romano – Medico
Catia Bertolasi – Infermiera
Nicola Mitidieri – Infermiere
Gianluigi Senatore – Infermiere
Michelina Impieri – Infermiera
Francesco Prestia – Infermiere
Silvia Pecora – Studentessa
Come’è andata la giornata? Quante persone sono state coinvolte? Di quale fascia di età?
“La giornata è stata molto frenetica e attiva. Tra i partecipanti e i curiosi abbiamo contato circa 250 persone, prevalentemente famiglie con bambini, genitori introno ai 30 anni, molti neonati e ragazzi tra i 6 e i 12 anni”.
Quest’anno per la prima volta, avete insegnato il massaggio cardiaco oltre alla manovra di Heimlich. Come vi siete trovati? Le persone erano interessate?
“La manovra più interessante per molti è sempre la disostruzione da corpo estraneo, perché riguarda l’alimentazione e può coinvolgere una famiglia a tavola, un bambino a scuola, degli amici durante un’uscita a cena.
Il massaggio cardiaco è stato provato da ragazzi giovani e scattanti, che non hanno esitato a buttarsi a terra per soccorrere il manichino adulto/bambino. Il lattante è stato gestito più facilmente da tutti, anche se non in buona forma fisica, perché era su un tavolo, aveva un peso più basso e le compressioni con le due dita sono più facili e meno pesanti da effettuare in sequenza per un discente”.
Quali sono le difficoltà maggiori che si incontrano nel fare le manovre? E quali gli errori da evitare?
“Le persone sono curiose, all’inizio si fermano solo a guardare. Il primo timore è sempre che volessimo vendere qualcosa (per esempio i manichini). Si sono poi avvicinati quando hanno visto i sorrisi soddisfatti di chi ha provato le manovre e ha ricevuto la brochure e l’attestato Simeup che ha scrupolosamente compilato Silvia, la figlia della dottoressa Rosaria Nigro, per un totale di 70 attestati consegnati. Ci preme però precisare che la manovra è stata svolta da molte più persone: non tutti hanno voluto l’attestato, sono stati soprattutto i ragazzi delle scuole superiori a chiederlo per poter poi ottenere i crediti formativi.
Errori da evitare: insistere troppo con le persone che non vogliono farsi coinvolgere (scappano!). Devono essere loro ad avvicinarsi per imparare!”.
Basta un solo giorno per imparare le manovre? Le persone si sentono poi pronte a intervenire?
“Sicuramente un giorno non basta per imparare correttamente il massaggio cardiaco e la sequenza di soccorso con chiamata di aiuto al 118.
La sera prima dell’evento abbiamo dovuto correggere poster e brochure perché da noi in Calabria c’è ancora la chiamata al 118 mentre il 112, indicato nel manifesto e nelle brochure, anche se è il numero ufficialmente riconosciuto in tutta Europa, qui è attualmente riservato alle forze dell’ordine. I più interessati, come i professori delle scuole, hanno richiesto di fare un corso BLSD laico per completare il loro addestramento.
La manovra di disostruzione, invece, si impara in fretta e su questa, una volta appresa la tecnica, la popolazione si sente davvero pronta a intervenire.
Alcuni assessori alla Salute dei comuni limitrofi a Cosenza sono venuti appositamente al Metropolis per contattarci: ci hanno chiesto di portare la Manovra anche nelle loro piazze. Noi saremmo più orientati a effettuare un corso BLSD completo insegnando a usare un defibrillatore e a riservare la manovra a gruppi ristretti, per esempio le classi scolastiche”.
Rispetto agli anni scorsi, avete notato una maggiore consapevolezza e conoscenza dell’argomento tra i partecipanti?
“Molti hanno conoscenza dell’argomento, ma spesso sono confusi, hanno fatto un corso diversi anni prima e non si ritengono mai abbastanza preparati sulla sequenza del soccorso”.
Raccontateci un episodio particolare accaduto durante la giornata?
“Un papà era così infervorato a imparare la manovra che per ben tre volte ha perso di vista i figli che si erano stabiliti presso i nostri manichini senza nessuna intenzione di andarsene! Poi c’era un bambino piccolo che piangeva e si tranquillizzava solo se gli avvicinavamo uno dei manichini. Quello che ci ha davvero commosso e colpito sono state l’enfasi e la partecipazione con le quali alcuni ragazzi di 10 anni hanno provato le manovre!”.
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